La perfezione dei neonati
Appena nato eri un essere perfetto. I neonati non devono fare nulla per essere perfetti; lo sono già e agiscono come se lo sapessero. Sanno di essere il centro dell’universo, la loro autostima è massima. Non hanno paura di chiedere quello che vogliono. Esprimono liberamente le proprie emozioni. Capisci subito quando un neonato è arrabbiato, anzi a dire il vero se ne accorge tutto il vicinato! Capisci anche quando è felice, perché il suo sorriso illumina la stanza. I neonati sono pieni di positività di amore.
Essi morirebbero se non lo ricevessero. Crescendo, impariamo a farne a meno, ma i neonati non potrebbero sopportarlo. Amano ogni parte del loro corpo, persino gli escrementi. Hanno un coraggio incredibile.
Anche tu eri così. Eravamo tutti così. Poi abbiamo dato ascolto agli adulti e alle loro paure, così abbiamo iniziato a negare la nostra perfezione e l’autostima di cui ci facevamo scudo si è lentamente sgretolata.
Non credo mai ai miei clienti quando cercano di convincermi di quanto siano cattivi e indegni. Il mio lavoro consiste nel riportarli al tempo in cui sapevano come amare se stessi.
Esercizio: Lo specchio
Chiedo ai clienti di prendere uno specchietto, guardarsi negli occhi, dire il proprio nome e aggiungere: “ti amo e ti accetto così come sei.”
Per alcuni fare i conti con la propria autostima è un’impresa titanica! È raro che reagiscano in modo pacato, figuriamoci poi esserne entusiasti! C’è chi piange o è sul punto di farlo ma si trattiene; qualcuno si arrabbia, altri sminuiscono le proprie caratteristiche o qualità; altri ancora insistono nel dire che Non possono farlo. C’è stato persino un signore che ha lanciato lo specchio dall’altra parte della stanza e voleva scappare via. Ci sono voluti parecchi mesi prima che riuscisse a usarne di nuovo uno.
Per anni mi sono guardata allo specchio solo per criticarmi. Se ripenso alle ore passate a strapparmi le sopracciglia cercando di rendermi minimamente accettabile mi viene da ridere. Ricordo che mi faceva paura guardarmi negli occhi. Dov’è l’amore verso noi stessi? Dov’è quella positività che custodivamo da bambini?
Questo semplice esercizio mi permette di cogliere molti dettagli. In meno di un’ora, riesco ad arrivare ad alcune questioni fondamentali che stanno sotto al problema apparente. Se lavorassimo solo su ciò che ci preoccupa, passeremmo ore e ore ad analizzare ogni dettaglio e nell’istante in cui saremmo certi di aver “sistemato tutto”, il problema verrebbe fuori da un’altra parte.
Raramente “il problema” è la questione di cui occuparsi
Una cliente era molto preoccupata del suo aspetto, soprattutto dei denti. passava da un dentista all’altro convinta di non riuscire a migliorare la sua immagine. Si fece la plastica al naso, ma il risultato fu deludente. Ogni intervento rifletteva la sua convinzione di essere brutta. Il suo problema non era l’aspetto fisico, ma la convinzione che ci fosse qualcosa di sbagliato in lei.
Un’altra cliente soffriva di alitosi ed era veramente fastidioso starle vicino. Studiava per diventare ministro del culto e il suo contegno era pio e spirituale. Ma sotto la superficie covava rabbia e gelosia che emergevano violentemente quando pensava che qualcuno potesse minacciare la sua posizione. I suoi pensieri reconditi trovavano espressione nell’alito e in questo modo si rendeva offensiva anche quando si sforzava di essere dolce e amorevole.
Poi c’è stato un ragazzo, aveva solo quindici anni quando sua madre lo portò da me; era affetto dal morbo di Hodgkin e gli restavano solo tre mesi da vivere. La donna era comprensibilmente nervosa e intrattabile, ma il ragazzo era brillante e intelligente e voleva vivere. Era disposto a fare tutto quello che avrei detto, compreso cambiare il modo di parlare e pensare. I suoi genitori si erano separati e litigavano continuamente, e lui non aveva una vita familiare stabile.
Desiderava ardentemente diventare un attore. La ricerca di notorietà e successo era più importante della capacità di essere felice. Pensava che sarebbe stato degno dell’amore degli altri solo se avesse avuto fama e successo. Gli insegnai ad amarsi e ad accettarsi e migliorò. Ormai è un uomo e compare con regolarità negli show di Broadway. Aver imparato a provare la gioia di essere se stesso, di nutrire la propria autostima e guardare al mondo con la massima positività possibile gli ha permesso di far maturare le sue potenzialità e ottenere delle parti.
Il sovrappeso è un altro buon esempio di come possiamo sprecare molta energia cercando di correggere un problema che non è quello reale. Ci sono persone che lottano contro il grasso senza riuscire mai a dimagrire. Ritengono che il sovrappeso sia la causa di tutti i loro guai. Io sono convinta che dipenda sempre dalla paura e dal bisogno di protezione. Quando abbiamo paura o ci sentiamo insicuri e inadeguati, molti di noi ingrassano come forma di protezione.
Passare il tempo rimproverandoci perché siamo troppo grassi, abbattere la nostra autostima e sentirci in colpa per ogni boccone di cibo ingerito, dare i numeri se mettiamo su peso è solo fatica sprecata. Tra vent’anni potremmo ritrovarci nella stessa situazione perché, non affrontando il vero problema, potremmo aver soltanto incrementato la nostra paura e insicurezza, spingendoci ad aumentare di peso come meccanismo di protezione.
Mi rifiuto di concentrarmi sull’eccesso di peso o sulle diete, perché le diete non funzionano, fatta eccezione per quelle a livello mentale, il che significa astenersi dai pensieri negativi e immergersi totalmente nel pensiero positivo. Dico ai clienti: “Mettiamo un attimo da parte la questione e lavoriamo su altre cose.”
Spesso i clienti mi dicono che non riescono a volersi bene perché sono troppo grassi, oppure, come mi disse una volta una ragazza, “troppo rotonda ai bordi”. Spiego loro che sono così proprio perché non si amano. Quando iniziamo ad amarci e ad apprezzarci, una quantità incredibile di grasso svanisce dai nostri corpi.
A volte i clienti se la prendono con me quando spiego loro quanto sia facile cambiare vita. Sembra che non capisca i loro problemi. Una donna ne fu turbata: “Sono venuta qui per farmi aiutare con la tesi di laurea, non per imparare ad amarmi.” Per me invece era evidente che il suo problema principale fosse l’odio che provava per se stessa e che permeava ogni parte della sua vita, compresa la stesura della tesi. Non sarebbe riuscita a combinare nulla finché continuava a sentirsi priva di qualità e ad abbassare i suoi livelli di autostima.
Non volle ascoltarmi e se ne andò via in lacrime, per poi tornare un anno dopo con lo stesso problema più molti altri. Alcune persone non sono pronte a lottare per la positività, e non intendo giudicarle per questo. Iniziamo a fare cambiamenti nel momento, nel luogo e nell’ordine giusti per noi. Io stessa ho iniziato quando avevo già superato i quarant’anni.
Tratto dal libro “Puoi guarire la tua vita” di Louise L. Hay. Per ulteriori informazioni cilcca qui