È una triste verità che gli artisti non vengono presi sul serio finché non cominciano a guadagnare con le loro creazioni. Ricordo che, all’inizio della mia carriera di scrittrice, il mio ex marito mi spingeva a trovare un “vero” lavoro per portare a casa uno stipendio. E, come ho già ricordato in precedenza, quando trovai un impiego come consulente, il mio supervisore di psicologia mi ammonì sostenendo che non avrei venduto il mio libro prima di aver conseguito un dottorato (dopodiché vendetti numerosi libri solo con la mia laurea).
In seguito mi resi conto che mio marito e il mio supervisore stavano proiettando le loro convinzioni su di me. Credevano che “creatività” e “lavoro” fossero concetti opposti. Molti sono ancora dell’idea che bisogna soffrire per guadagnarsi lo stipendio e che se ti diverti lavorando significa che sei uno scansafatiche. Un’altra credenza diffusa è che devi essere un genio o molto intelligente per riuscire in campo creativo.
Ancora una volta la ricerca smentisce i miti. Un recente studio ha scoperto che il quoziente intellettivo (QI) non è un indicatore della creatività e che sono più importanti le caratteristiche della personalità. Il QI conta solo se la persona sta lavorando su diverse idee originali nello stesso momento (Jauk et al., 2013).
A volte i nostri cari ci dicono che la creatività è un sogno irrealizzabile perché cercano di “proteggerci” dalle delusioni o dai problemi economici. Forse cercano anche di proteggere se stessi dal doverci sostenere economicamente! Anche se sono pochi quelli che si guadagnano da vivere con le arti creative, tutte le persone di successo possiedono la creatività, che supporta la loro professione, a prescindere da quale essa sia.
Grazie alla creatività, hanno nuove idee per i loro prodotti, promuovono la propria attività e offrono un eccellente servizio clienti. Quindi la creatività è pratica e utile. Benché sapessi di avere poche possibilità di riuscire a mantenermi facendo la scrittrice, un impulso interiore mi spingeva a scrivere. Non era una questione di soldi, ma di esprimere ciò che avevo dentro. Però, in realtà, era anche una questione di soldi, perché volevo dedicare il mio tempo alla scrittura e non a un lavoro che non mi piaceva.
Se qualcuno ti fa pressione per “trovare un vero lavoro”, considera le seguenti opzioni.
Ignoralo. Purché tu non stia reprimendo i tuoi sentimenti, non devi farti carico delle paure degli altri. Nel caso però in cui convivi con qualcuno, dovresti contribuire anche tu alle spese.
Se qualcuno ti sostiene economicamente, esaminane i motivi. Se sei un adulto sano, perché qualcun altro ti sostiene economicamente? È un problema di co-dipendenza? Forse quella persona desidera che tu dipenda da lei? Tu cosa provi al riguardo? La tua motivazione e la tua fiducia in te stesso ne vengono condizionate? La questione è complessa e ha diverse sfaccettature, e richiede che tu sia onesto con te stesso.
Esprimi la tua verità con decisione. Con tatto e in modo rispettoso, racconta ai tuoi cari la verità, ossia che sogni una professione in campo creativo. Lascia che sappiano che questa è la tua strada per la felicità e che ti assumi la responsabilità per le esperienze che affronterai lungo il cammino.
Non proiettare sugli altri le tue paure. Le pressioni provengono da dentro di te? Sei preoccupato e pensi che gli altri ti stiano facendo pressione, anche se non è vero? Quando ti fai pressione da solo, assicurati che sia fondata sull’amore per la creatività, non sulla paura. Un esempio della prima è quando difendi la tua tabella di marcia in modo da avere tempo ogni giorno per l’espressione creativa. La pressione basata sulla paura, invece, è quando cerchi di forzare la creatività solo per far soldi o diventare famoso.
Quando lavoravo come psicoterapeuta avevo una cliente con tre diversi dottorati. Li aveva conseguiti per compiacere la propria famiglia, che considerava l’istruzione la cosa più importante. Sebbene la vera aspirazione lavorativa di questa donna fosse di diventare un’artista di professione, aveva paura di “deludere” i suoi cari con una scelta lavorativa che loro consideravano rischiosa dal punto di vista economico.
Tra parentesi, la mia cliente aveva superato i quarant’anni, era sposata e aveva adottato due figli. Le ansie che si portava dietro dall’infanzia la indussero a rinunciare ai propri sogni per paura del giudizio dei genitori, ma sfogò il suo amore per l’arte frequentando numerosi corsi di pittura. Mi disse che seguiva questi corsi da parecchi anni, per prepararsi al giorno in cui si fosse sentita pronta a diventare un’artista professionista.
Il problema era che non permetteva mai a se stessa di sentirsi pronta. Era sempre in fase di preparazione. Di conseguenza si sentiva depressa ed era aumentata di peso a causa della bulimia nervosa. Durante la terapia lavorai con lei per farle riprendere il controllo sulle sue aspirazioni professionali. Iniziò a vedere se stessa come un’adulta autonoma, che aveva il diritto di inseguire il proprio sogno di diventare un’artista. Anche suo marito la sosteneva in questo.
Quando riprese il suo potere e smise di preoccuparsi dell’approvazione dei genitori, sbocciò come un fiore: perdendo peso, trasmettendo felicità, prendendosi cura di se stessa con una corretta alimentazione e soprattutto dipingendo con l’intenzione di farne la sua professione.
Tratto dal libro “L'Angelo della Creatività” di Doreen Virtue.
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